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Appello urgente alla collettività: i temi sociali nei manifesti
In un contesto pubblicitario e commerciale, richiamare l’attenzione dei passanti sulle tematiche sociali per mezzo di manifesti risulta particolarmente difficile. Gli esemplari della selezione hanno come autori soprattutto persone impegnate nel sociale e in rari casi qualche azienda commerciale. Per gli obiettivi, la retorica dell’immagine e le strategie comunicative impiegate, i manifesti sono mezzi sfaccettati.
La comunicazione di messaggi sociali attraverso manifesti si profila spesso come un equilibrismo tra minimizzazione, banalizzazione, estetizzazione, shock e illeggibilità intellettuale, in cui si riflette anche la percezione di chi osserva. In questo senso, i manifesti mostrati sono un invito a riflettere sulle proprie abitudini di osservazione e di pensiero e ad aprirsi a immagini inedite.
Nico Lazúla, documentarista della collezione di manifesti del Museum für Gestaltung Zürich, ci ha parlato in una breve intervista della rappresentazione degli appelli sociali nei manifesti.
Quando si sono affermati gli appelli sociali attraverso i manifesti?
I manifesti sociopolitici sono sostanzialmente un «prodotto» della prima guerra mondiale. Negli anni successivi, fino alla crisi economica del 1929, il manifesto viene considerato un mezzo ideale per uniformare la vita privata e lavorativa delle nazioni ancora giovani e facilmente plasmabili.
Almeno sin dagli anni Ottanta – con la deforestazione e il disastro di Chernobyl in primo piano, l’inarrestabile globalizzazione, la «cooperazione allo sviluppo» sovranazionale, le prime conferenze sul clima ecc. – i manifesti diventano un mezzo anche con cui esprimere interrogativi, paure e necessità di intervento nel pensiero politico e individuale. Gli slogan che chiedevano di salvare gli alberi, di costruire una pace senza armi o di abbandonare il nucleare sono profondamente radicati nelle nostre coscienze. La retorica degli appelli viene prodotta e sfruttata sia a livello statale che non statale.
Quali elementi della selezione adottano strategie sovversive?
La campagna della Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo agisce in modo diverso: «Cosa fanno i thailandesi quando diventa buio?». Il gioco tra domanda e risposta di questi manifesti in chiave fumettistica è così plateale che chi lo legge non può fare a meno di sorridere. Lo stile testuale e grafico attinge a codici noti, modificati per risultare sovversivi.
Un altro esempio: in genere nessuno scambia una promessa pubblicitaria per realtà. Tuttavia, gli appelli sociali e politici fanno di tutto per stabilire un nesso con il mondo reale. Quanto sia marcato questo tacito confine diventa evidente quando questa convenzione viene spezzata: l’esempio più eclatante è quello della campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani concepita per Benetton, che ha fatto scalpore in tutto il mondo. Le discussioni controverse che ne sono nate in seguito dimostrano che la cruda rappresentazione della miseria dei profughi, del razzismo, della condanna a morte ecc. oltrepassa questi confini. Pur essendo immagini trasmesse quotidianamente nei notiziari, se trasposte in un contesto pubblicitario in cui non siamo soliti vederle, provocano uno shock visivo e inducono un cambio di mentalità.



Niklaus Troxler
Eine offene Schweiz, s.v.p.!
CH, 2016
Niklaus Troxler
[ohne Text]
CH, 1992
Gerda Frisch
AI Amnesty International
DE, um 1985



U. G. Sato
I'm here.
JP, 1993
Herbert Leupin
Leere Dosen zurückgeben!
CH, 1944
Hans Hillmann
Kind und Verkehr
DE, 1980



Rod Kommunikation
Danke, dass Sie Abfall am Bahnhof statt im Zug entsorgen.
CH, 2013
Atelier Zeugin / Mark Zeugin
Jung bleiben – nicht rauchen
CH, um 1958
Urs Grünig
Menschenrechte für Alle
CH, 1999



Karl
Sorgen – hinter jeder Wolke scheint die Sonne
DE, 1929
Atelier Bundi / Stephan Bundi
Stoppt die Folter
CH, 1985
Hans Erni
Rettet den Wald
CH, 1983



Pierre Neumann
Wohin würden Sie fliehen?
CH, 1992
Ruf Lanz Werbeagentur / Markus Ruf
Für Wildtiere ist es eine Qual, von Touristen betatscht zu werden.
CH, 2021
Franz Bühler
Kein Alkohol am Steuer
CH, 1954



Wirz Werbung
Was machen Thailänderinnen, wenn es dunkel wird?
CH, 2003
Anschlaege.de / Axel Watzke, Christian Lagé, Janneke De Rooij
"Mal ganz ehrlich, können Sie mit 100 Euro im Monat auskommen?"
DE, 2007
Shigeo Fukuda
Victory 1945
JP, 1975



cR Basel Werbeagentur
Niesen – Husten – Kein Aids‑Risiko
CH, 1990
Ulrich Kemmner
Lèpre
CH, 1965
Ikko Tanaka
Stop AIDS
JP, 1993



Frieder Grindler
Keine Atomraketen – Krefelder Appell
DE, 1980
Suunnittelutoimisto Both / Timo Berry
Foto: Timo Berry, Ida Pimenoff
Amnesty International
FI, 2003
Oliviero Toscani
United Colors of Benetton.
International, 1992



Germar Wambach
Terror – Error
DE, 1992
Various & Gould
New York – Vladimir – Arbeitslos
DE, 2007
Savaş Çekiç
[ohne Text]
TR, 1998



Grapus
Rich – Poor
FR, 1989
Pierre Mendell Design Studio / Pierre Mendell, Annette Kröger
share
DE, 2004
Mendell & Oberer / Pierre Mendell
Vor Gott sind alle Menschen gleich
DE, 1995
Collezione di cartelloni al Museum für Gestaltung di Zurigo
La collezione di manifesti del Museum für Gestaltung di Zurigo è considerata una delle più ricche e importanti al mondo dedicata a questo tipo di arte. Circa 350 000 esemplari, di cui circa 150 000 inventariati, documentano la storia dei manifesti svizzeri e internazionali, dagli albori nella metà del XIX secolo fino ai giorni nostri. La collezione si compone di manifesti politici, culturali e commerciali. La sua varietà da un punto di vista storico, tematico e geografico consente un excursus completo nel mondo dell’arte visiva e offre uno spaccato di storia visiva della nostra vita quotidiana. Una parte dei manifesti è già disponibile per la ricerca mediante la banca dati online del museo: www.emuseum.ch. Questa banca dati viene ampliata costantemente.
Diritti d’autore
Le immagini di questa esposizione online fanno parte del catalogo digitale della collezione di manifesti del Museum für Gestaltung di Zurigo e sono fornite solo a titolo illustrativo. È vietato qualsiasi uso a favore di terzi – pubblicazione delle immagini o altro uso commerciale – senza previa autorizzazione del proprietario dei diritti d’autore. Per informazioni sull’ordinazione delle stampe: sammlungen@museum-gestaltung.ch